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Bari - Il plasma per migliorare il settore tessile-abbigliamento-calzaturiero. Se ne è discusso alla Fiera del Levante

E’ possibile migliorare la concorrenza delle aziende del settore tessile-abbigliamento-calzaturiero (tac), meccanica ed aerospazio con un prodotto unico ed innovativo.

L’opportunità si chiama plasma. Se n’è parlato oggi in Fiera nel corso di un convegno, organizzato dal Laboratorio Pubblico di Ricerca Industriale Pugliese dei Plasmi (LIPP) dell’Università di Bari e dall’azienda Plasmapps.

La Puglia, in questo senso, ha un’esperienza quarantennale. Nel 1970, infatti, è iniziata l’attività dell’Università di Bari. Il laboratorio barese, nato nel 2009 grazie all’attività del Dipartimento di Chimica del Politecnico di Bari e dell’Istituto metodologia inorganica e dei plasmi (Imip), è stato finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito del progetto “Reti di laboratorio” e fa parte di un network di 20 centri di ricerca pugliesi. Questo percorso ha permesso la nascita nel 2004 di Plasma Solution, lo spin off dell’Università di Bari, e nel 2012 dell’azienda Plasmapps, nata per industrializzare i processi studiati in laboratorio.

“Abbiamo messo a punto – ha detto Nella Rossini, R&D manager dell’azienda – processi sia producendo il trattamento via plasma, sia le macchine che realizzano il trattamento”. Nel campo del tessile, per esempio, sono stati realizzati processi di deposizione di fili antimacchia.

“E’ una tecnologia – ha spiegato il Prof. Riccardo D’Agostino, responsabile del centro di ricerca barese – che permette di modificare le proprietà superficiali dei materiali senza toccare il loro interno e li rende nuovi. Le applicazioni sono infinite perché ogni prodotto industriale solido possiede superfici”.

Alcuni esempi riguardano gli imballaggi alimentari trasparenti che non permettono la penetrazione dell’acqua o la dispersione degli aromi. Nell’industria calzaturiera potrebbero essere realizzate scarpe, i cui colori aderiscono meglio e siano anti-odore e traspiranti. Lo stesso trattamento potrebbe interessare i tessuti. “E’ chiaro – ha precisato D’Agostino – che per ogni prodotto specifico occorre fare uno studio e trovare le soluzioni. Ci sono già tanti casi in cui questa tecnologia è stata applicata”.

Il Prof. Pietro Favia del LIPP, ha parlato di tali applicazioni nel settore biomedicale. “Questa tecnologia – ha detto – è usata dagli anni ’80 nel campo dei biomateriali nella sterilizzazione dei materiali. Negli ultimi anni si sta usando il plasma per interagire direttamente con i tessuti e le cellule per la decontaminazione delle ferite, nel campo della dermatologia oppure odontoiatria. Le protesi, per esempio possono diventare antibatteriche”.


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